Nata all’inizio del Novecento e fu progettata in un periodo di espansione industriale, fortemente influenzata dall’esigenza di servire le miniere di zolfo della zona facilitando il trasporto del minerale verso i porti di imbarco come Licata e Porto Empedocle e permettendo lo spostamento dei minatori tra i centri abitati e i luoghi di lavoro.
La sua realizzazione fu avviata solo molti anni dopo la Legge Baccarini del 1879, in un contesto economico difficile e con un tracciato tortuoso pensato per ridurre i costi e la necessità di grandi opere ingegneristiche
Il tratto tra Canicattì e Naro venne inaugurato il 28 febbraio 1911 segnando l’inizio di una nuova fase per la mobilità locale e per l’economia mineraria della zona
Il collegamento era a scartamento ridotto, caratteristica tipica delle ferrovie secondarie siciliane, e non era elettrificato.
La linea era lunga circa dodici chilometri e mezzo e comprendeva poche fermate tra cui Rocca di Mendola, una frazione agricola di Naro.
Il tracciato non presentava tratti a cremagliera, a differenza di altre sezioni della rete, e la pendenza massima era del venticinque per mille, permettendo una gestione relativamente semplice dei convogli.
La ferrovia svolse un ruolo fondamentale nel trasporto di zolfo e di prodotti agricoli come cereali, legumi e frutta secca, contribuendo alla crescita economica delle comunità attraversate e permettendo una maggiore mobilità per i pendolari e i minatori.
Nonostante le buone intenzioni la linea nacque già in ritardo rispetto alle reali esigenze industriali e il declino dell’industria dello zolfo insieme alla concorrenza del trasporto su strada ne ridussero progressivamente l’utilità.
Il servizio ferroviario fu soppresso il 28 settembre 1958 e la linea venne smantellata poco dopo
Oggi della vecchia ferrovia rimangono solo pochi tratti riconoscibili spesso trasformati in strade campestri o inglobati nei campi coltivati mentre i fabbricati di servizio sono per lo più abbandonati e in rovina.