Viggiano è oggi la capitale del petrolio italiano. Nel suo comune ricadono venti dei 27 pozzi della val d’Agri, nonché il Centro oli dove il gas viene separato dalla parte liquida (come pure lo zolfo), compresso e immesso nella rete distributiva della Snam. Il greggio, stabilizzato e stoccato, è invece spedito a Taranto, attraverso un oleodotto lungo 136 chilometri, da dove prende soprattutto la via della Turchia.
Il paese è attraversato da una rete sotterranea di tubi che affluiscono dai pozzi verso il Centro oli: ogni giorno nelle viscere del paesino lucano viaggiano 3,4 milioni di metri cubi di gas e l’equivalente di 81.868 barili di petrolio (ogni barile contiene 159 litri). Sono queste cifre a fare di questa valle “il più grande giacimento onshore dell’Europa occidentale”, come la definisce l’Eni.
Purtroppo parliamo anche di una terra violentata ripetutamente e livelli di inquinamento elevatissimi. L’Eni è sotto processo in due cause per i disastri ambientali del 2016 e 2017: dai serbatoi di stoccaggio del Centro oli sono fuoriuscite 400 tonnellate di petrolio che hanno inquinato le terre e le acque per circa 26mila metri quadrati. Eni ha inizialmente negato e poi ammesso gli incidenti.
Nella terra della Madonna Nera di Viggiano Patrona della Basilicata il problema è reale: l’Acqua dell’abete, tra i boschi della vicina Calvello a 1.200 metri d’altitudine, è risultata inquinata, e anche questa potrebbe non essere limpida come appare. “Ma i fedeli la bevono ugualmente perché pensano che è l’acqua della Madonna e non può far male”....
La Madonna Nera del Sacro Monte di Viggiano potrebbe essere nera di petrolio....
Peccato.... perché questo territorio con le sue montagne è davvero meritevole di un passaggio cicloturistico