Se non avete mai vissuto in questo breve vicolo, soprattutto negli anni '60 e '70 - e ora ce ne sono pochi - allora non entrate nemmeno nell'attuale via Češka, a meno che non stiate visitando qualcuno che ora ci vive. E se siete cresciuti in quella parte un tempo bellissima di via Husinskih rudara negli anni del secolo scorso, percorrerla ora vi strapperà sicuramente una lacrima. Non solo per la vita di prima e per ciò che non c'è più, ma forse ancora di più per ciò che ora vedete nella strada della vostra infanzia felice: povertà abitativa e miseria. Quelle che un tempo erano belle, ordinate case operaie e giardini, sono ancora lì ora, ma sono state cambiate in peggio o addirittura completamente fatiscenti, trasformate in una presa in giro. Non entrate in via Češka!
Dopo 56 anni, sono tornato nel luogo in cui sono cresciuto, ho giocato e ho imparato la vita. Sto camminando attraverso questo vecchio insediamento operaio a Miladije, che consiste in due brevi file di "vecchie caserme" e un paio di case più lunghe della "Nuova Colonna", per un totale di 20 case con due piccoli appartamenti ciascuna. Cerco di ricordare quale famiglia viveva in quale casa. Per lo più famiglie di minatori e lavoratori: Užičanin, Novaliċi, Josiċi, Kopiċi... Ho dimenticato molti cognomi. Ricordo i nomi molto meglio: Muharem, Bogdan, Mehmed, Mirko, Jovo, Himzo... ... La "sevda" di mia madre e la klapa femminile: Zlata, Fata, Hata, Ana, Hana e Cana. Il mio amico Esad viveva in questa casa, Boban in quest'altra, Brano qui, Hasan e Ulfeta qui, Mario lì... Sotto lo stesso tetto, dall'altra parte della nostra casa, ha vissuto per un breve periodo il mio compagno di scuola Pero. Alcuni di loro, ho sentito dire, non ci sono più. I ricordi riaffiorano, i ricordi sono numerosi. L'intera strada era un parco giochi per bambini. Sulla strada (asfaltata) giocavamo a calcio, "tra due fuochi" e "ebereĉke-ebertute", senza l'intralcio del traffico. Non c'erano veicoli per strada, nessuno aveva un'auto. Gli unici "mezzi di trasporto" a quei tempi erano scooter e tricicli fatti a mano, d'inverno slitte e liguri, e raramente una bicicletta. Nel punto in cui la strada faceva una "curva a L" alla fine per altre due case e una fila di capannoni per il carbone, e terminava in un ruscello che fu poi interrato, c'era un piccolo prato. Era un luogo di ritrovo per tutti, un naturale "centro sociale". Dopo una dura giornata di lavoro, i padri si sedevano sul prato, giocavano a "tablanet" e sorseggiavano brandy; le madri bevevano caffè in comune, lavoravano all'uncinetto, a maglia e ricamavano, i bambini giocavano a pallavolo e si svolazzavano intorno, e noi bambini giocavamo a "cavalle marce" e facevamo la lotta d'estate, e d'inverno costruivamo fortini di neve e ci lanciavamo palle di neve. Il prato non c'è più: è in parte cementato e in parte ricoperto di ghiaia. Serve da parcheggio condiviso. Le auto hanno invaso la strada.
I ricordi riaffiorano. Era un'epoca in cui le bambine collezionavano cartoline e tovaglioli (e se li scambiavano), e noi bambini collezionavamo fiammiferi, tappi di bottiglia e scatole di sigarette rigide ('Primorka', 'Zeta', 'Drava', 'Opatija', 'Morava', 'Ibar'). Giocavamo a 'mezzo-intero' con le immagini dei calciatori, avevamo tappi di bottiglia al posto dei dinari dell'epoca e ci giocavamo a 'tour-jazije', e da bambini disegnavamo le carte dei giocatori sul retro del cartone delle scatole di sigarette e giocavamo a 'asino' con loro, e in seguito imparammo i veri giochi di carte d'azzardo: 'match', 'ajnc' e 'sljaga'. Era un'epoca in cui solo una casa in strada aveva la TV. Tutti i bambini della strada si riunivano lì per guardare il popolare programma per bambini "Mendo e Slavica", la serie televisiva preferita dai ragazzi sui "cowboy" "Bonanca" e altri programmi televisivi per bambini.
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