La Grotta di San Michele è immersa tra i boschi dei Monti del Cicolano, a circa 1.000 metri di altitudine. Si tratta di una piccola chiesa rupestre costruita all’interno di una grotta naturale, luogo di grande suggestione e spiritualità.
Il culto di San Michele Arcangelo fu introdotto in Sabina dai Longobardi e si diffuse in molti luoghi elevati e scoscesi d’Italia, spesso associato a grotte e cavità naturali. Secondo la tradizione locale, proprio qui il santo guerriero avrebbe trafitto a morte un terribile drago, simbolo del male. La grotta è citata negli atti delle visite pastorali dei cardinali Corsini (1779-82) e Odescalchi (1833-36), che la descrivono come "chiesa rurale di San Michele Arcangelo".
L’origine della chiesetta è avvolta nel mistero: la facciata è in stile romanico, mentre all’interno si trovano elementi carolingi, a testimonianza di una storia antichissima.
All’interno della grotta si trovano, un altare carolingio con un mosaico; un altare principale con la statua lignea di San Michele Arcangelo, raffigurato mentre uccide il drago; l’Ossario degli Eremiti, una nicchia naturale che conserva teschi e ossa, probabilmente dei defunti qui sepolti prima della realizzazione del cimitero di Montorio nel XIX secolo.
La grotta è protetta da una struttura muraria con una piccola monofora sopra l’ingresso e una finestra nella parte alta. L’accesso avviene tramite una mulattiera o un sentiero sterrato, percorribile da Pozzaglia Sabina o Montorio in Valle.
Ogni anno, la prima domenica di maggio, nella grotta si celebra una Santa Messa molto partecipata dalla comunità locale. Il luogo fa parte anche del Cammino di San Benedetto, itinerario spirituale e naturalistico che attraversa la Sabina.