All'inizio del XVII secolo, dopo l'assassinio di Enrico IV (1610), la Francia di Luigi XIII lanciò un attacco alla repubblica dei parpaillots. L'Editto di Nantes (1598) permise loro di ottenere un certo numero di libertà come la pratica della religione ma anche vantaggi politici: luoghi di sicurezza, assemblee, deputati che rappresentavano il partito protestante a corte. Sostenuto dalla madre Maria de' Medici, il giovane Luigi XIII non intendeva mantenere questa situazione che sfidava l'autorità reale che, dal canto suo, non poteva che essere cattolica. Le tensioni tra le due comunità religiose erano ormai tali che l'esercito reale si mobilitò per affrontare la resistenza ugonotta. Le roccaforti protestanti che negano la religione del re di Francia vengono sistematicamente assediate. Refrattario a questa autorità, Montauban dovrà quindi subire l'ira dei canonici del re cattolico.
A quel tempo, Montauban era un luogo sicuro come La Rochelle. La roccaforte del Quercy venne allora chiamata la Piccola Ginevra francese. Interamente ugonotta, la sua popolazione di circa 15.000 abitanti comprende 10.000 calvinisti. La gestione della città è nelle mani dei consoli (eletti da 25 abitanti in rappresentanza di tutte le corporazioni cittadine) che godono di grande autonomia. Dal 1600 vi hanno sede un collegio e un'accademia che recluta studenti da tutte le province del regno e dall'estero. È per tutte queste ragioni che Montauban-la-Protestante dà l'immagine di una vera repubblica ugonotta dove i cattolici non hanno più il diritto di vivere.
Luigi XIII, dopo aver sottomesso Agen, decise il 10 agosto 1621 di porre fine alla rivolta montaalbanese. Il 17 agosto il re si trasferì al castello di Montbeton e iniziò l'assedio. Quest'ultima si fermò solo quattro mesi dopo con la vittoria dei Montalbanesi.
Resistenza efficace
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È un dato di fatto che i Montalbanesi riuscirono a resistere grazie a un esiguo numero di uomini al pletorico esercito reale. È anche vero che il primo console della città, Jacques Dupuy (1591-1621), si era preoccupato di preparare la città all'assedio accumulando grandi riserve di cibo. Durante tutto l'assedio i Montalbanesi non patirono mai la fame. L'esercito reale subì perdite drammatiche. Luigi XIII si sarebbe rivolto ad un carmelitano scalzo aragonese, alchimista molto noto. Avrebbe meditato a lungo prima di dare la seguente raccomandazione al Re: “dobbiamo spaventare gli abitanti della città. Una paura grande che li farà arrendere”. Del cannoneggiamento parla il maresciallo de Bassompierre nelle sue Memorie dove scrive che il re, incitato dal Carmelitano Scalzo a bombardare la città con 400 colpi di cannone, “mi mandò a chiamare domenica 20 settembre per sparare i 400 cannoni; come ho fatto io." Quel giorno ci furono più di 650 colpi, secondo un altro testimone... L'espressione "400 colpi" ricorda la violenza delle cannonate, ma questi 400 colpi non potevano essere sparati contemporaneamente come vuole la leggenda. In totale in due mesi e mezzo sono state effettuate quasi 16.000 iniezioni. Invano…
Aggiungiamo per chiarezza che fino ad allora le cannonate erano mirate soprattutto ai bastioni per creare delle brecce... L'idea del carmelitano era di sparare 400 colpi sulla città, per spaventare la popolazione, cosa che in realtà non ebbe alcun effetto.
Decimato dalla febbre viola, una grave epidemia che provocava macchie rosso vivo sul corpo, l'esercito di Luigi XIII capitolò all'inizio di novembre e il re revocò l'assedio.
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