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Grotta dei Frati

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Grotta dei Frati

Consigliato da 52 escursionisti su 55

Questo Highlight si trova in una zona protetta

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    Le migliori escursioni verso Grotta dei Frati

    4,2

    (49)

    233

    escursionisti

    1. Dal Lago di Fiastra alle Grotte dei Frati – giro ad anello – Parco Nazionale dei Monti Sibillini

    11,1km

    03:47

    520m

    520m

    Escursione difficile. Buon allenamento richiesto. Sono richiesti passo sicuro, calzature robuste ed esperienza alpinistica.

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    Difficile

    Escursione difficile. Ottimo allenamento richiesto. Sono richiesti passo sicuro, calzature robuste ed esperienza alpinistica.

    Difficile

    Escursione difficile. Ottimo allenamento richiesto. Sono richiesti passo sicuro, calzature robuste ed esperienza alpinistica.

    Difficile

    Suggerimenti

    17 agosto 2023

    L'ultimo tratto per raggiungere la grotta è molto ripido e insidioso, consiglio assolutamente scarpe adatte e da non disdegnare i bastoncini per restare in equilibrio. Una volta raggiunta, ripaga lo sforzo fatto per arrivare. Alla data di oggi il tratto successivo è interdetto, quindi si può solo risalire affrontando in salita, il tratto particolarmente impegnativo.

      14 ottobre 2024

      Consiglio di non fare tutto il percorso ma di tornare indietro dopo aver raggiunto Grotta dei Frati. Infatti, scendendo ancora, si arriva al fiume e per proseguire ci si deve letteralmente camminare dentro. Non esiste un sentiero a lato. In più, dopo aver passato il fiume e ripreso il sentiero, la strada è inagibile per una frana dal 2022.
      Bel percorso ma il giro ad anello non è più possibile.

        14 ottobre 2024

        Dalla Grotta dei Frati tornate indietro e non proseguite il percorso verso il fiume. Percorso pericoloso e oltretutto chiuso da un'ordinanaza del 2022 per cedimenti del terreno. Il sentiero passa letteralmente dentro il corso del fiume (in realtà un vero sentiero non esiste più) e una volta ripreso il percorso segnalato, vi troverete di fronte a un cartello di divieto di accesso ai pedoni per pericolo.

          6 luglio 2020

          Un luogo selvaggio e solitario, adatto alla vita contemplativa e di rinuncia, dove la preghiera si elevava per raggiungere l’Altissimo.
          Le origini di questa grotta sono molto remote e, per secoli, è stata dimora, luogo di culto e di preghiera dei monaci benedettini. Intorno al 1200 vi si insediarono i frati Clareni, frati dissidenti e seguaci di Angelo Clareno, un francescano che si allontanò dall’ordine e che ebbe il permesso da Papa Celestino V di costituire una congregazione autonoma di religiosi. La soppressione dell’ordine venne decretata nel 1568 da Papa Pio V e successivamente assorbito dai frati Minori osservanti.
          La Grotta dei Frati è anche chiamata Grotta dei Partigiani visto che nell’ultimo conflitto al suo interno vi hanno trovato rifugio gli uomini della resistenza delle frazioni vicine.

            15 novembre 2020

            Gli ultimi 600 metri di questo percorso (dalle Lame Rosse) sono eccezionalmente ripidi.

            Tradotto da Google •

              21 agosto 2021

              L'ultimo tratto di discesa (e poi di risalita) è di particolare impegno, una racchetta per l'equilibrio può aiutare.
                Molto suggestivo.

                  12 agosto 2025

                  Evitate questa destinazione. Sentiero ripido lungo e pericoloso e oltre il fiume pure inagibile!

                    14 aprile 2020

                    Tratto da iluoghidelsilenzio.it/eremo-delle-grotte-dei-frati-gole-del-fiastrone

                    La Grotta dei Frati, profonda circa 47 metri, si apre al di sotto delle strapiombanti pareti calcaree, che dalla zona di Sottacqua, nel versante sud del Fiegni precipitano sull’alveo del Fiastrone. Nella grotta più grande fu eretta una piccola chiesa che era dedicata a Sant’Egidio, eremita molto caro ai Clareni, tanto che sull’opposto versante, gli fu anche dedicato uno scoglio detto appunto di S. Egidio. Il Santo era abate ed eremita francese, molto caro all’immaginario dei monaci, il popolo lo rappresenta dimorante in una grotta con una capra (o una cerva) che gli fornisce il latte per averla salvata miracolosamente dalle frecce dei cacciatori.
                    Il “luogo di S. Egidio dell’ eremita” è già citato in documenti del 1256 e si tratta del più antico riferimento alla Grotta dei Frati, anche detta, nelle stesse carte, “Frati Minori di Fiegni“. I Clareni successivamente intitolarono la chiesetta a Santa Maria Maddalena o “Santa Maria Maddalena de specu“.
                    I Fraticelli, preso possesso di questo luogo provvidero a rendere più agibili le rocce che a strapiombo si affacciavano sul Fiastrone.
                    Osservando attentamente la consistente opera edile eseguita dai frati, si può a buon motivo presupporre che essi prima costruissero la cisterna onde poter disporre di una abbondante quantità di acqua necessaria per spegnere la calce che unitamente all’argilla costituiva l’elemento di base per cementare le pietre utilizzate nella costruzione.
                    Di fatto i tre colmi di accesso dell’acqua alla cisterna sono collocati tutti verso il basso per permettere all’acqua di entrare e non di uscire. Siccome non vi sono fori d’uscita i frati sfruttavano anche la minima goccia che entrava nella cisterna.
                    Alla base del lato più alto e stato costruito un bacile che permette di raccogliere i detriti o residui provenienti dalla pulizia della vasca stessa, per cui chi l’ha progettata ha considerato anche il futuro utilizzo dell’acqua proveniente dallo stillicidio dei colmi e della roccia lasciata allo stato naturale che e ben visibile in fondo alla cisterna.
                    Effettuavano lo spegnimento della calce nell’incavo naturale che si trova tra la grotta grande e quella del lavatoio: ancora oggi è visibile, la fascia bianca lasciata dalla calce nella parte più in basso della roccia.
                    Dopo la cisterna, avendo necessità di una base di appoggio in piano, probabilmente avranno dedicato i loro sforzi alla costruzione dei muri di sostegno del perimetro esterno, alcuni tuttora ben visibili, per poter disporre di un piano di appoggio stabile per la costruzione del convento.
                    Il muro che cinge la parte ovest dell’eremo, verso la grotta detta dei “Partigiani”, mostra uno spessore di notevole consistenza ed e stato spiccato sfruttando ogni più piccola possibilità di appoggio della roccia che va a picco verso il fiume.
                    Sul terreno ormai livellato e stabile hanno provveduto a costruire il convento realizzandolo su un piano terra, primo piano e sottotetto; il piano terra in parte rimane sepolto sotto le macerie, ma da quanto e visibile si intuisce che questo era attraversato da un corridoio che immetteva sulle varie stanze o celle. Dalla stanza che risulta essere la più grande e probabilmente adibita a refettorio, si può accedere all’interno della grotta passando dietro l’altare.
                    Al primo piano si accedeva tramite una rampa di scale tuttora intatte che si ergono alla destra dell’entrata alla grotta.
                    Giunti alla sommità, rivolgendo lo sguardo verso destra e quindi contro la roccia, si notano i fori di appoggio delle travi che costituivano il solaio del sottotetto nonché quelli del tetto che per non subire infiltrazioni di acqua era stato infilato in un taglio di roccia trasversale fatto dai frati stessi.
                    L’eremo è di dimensioni notevoli considerando che le mura di sostegno si defilano lungo la roccia per una sessantina di metri e dall’entrata della grotta agli ultimi ruderi del convento ci sono venticinque metri. Nel 1587 ci vivevano sette frati, uno in meno che a San Liberato.
                    Nel 1652, in occasione della soppressione di alcune piccole comunità, il convento della Grotta fu affiliato a quello di Colfano, il cui superiore provvedeva, nei giorni festivi o ricordativi, al servizio religioso per i pastori e per i carbonai della zona.
                    Col passare del tempo, non essendoci più una vera comunità, si ebbe il degrado dell’ambiente e la vegetazione prese il sopravvento, il terriccio ed i detriti portati dalle acque che dall’alto scendevano verso il Fiastrone, invasero l’interno della grotta che rimase quasi interamente sepolta.
                    Negli anni ’70, grazie ai sacrifici di uno dei frati Minori di Colfano, P. Natale Sartini, i detriti sono stati asportati dall’interno della grotta che è tornata come era allo stato primitivo con la sua chiesetta, con la cisterna, l’altare e tutto il resto.
                    Oltre alla grotta grande ve ne sono altre due ai lati, la prima di modeste dimensioni, ha sul fondo, dirimpetto all’entrata, un muretto di sostegno ed una piccola vasca simile ad un lavatoio o ad una fonte utilizzata dalla comunità.
                    Di qui l’appellativo di “Grotta del Lavatoio”.
                    Forse l’esaurimento della sorgente, per abbassamento della falda idrica, segnò la fine del monastero.
                    Per l’acqua, certamente gli eremiti non potevano scendere al fiume, ne potevano utilizzare l’acqua della cisterna, che, non avendo ricambio, diventava stagnante. Poteva essere utilizzata per la pulizia personale e per gli animali: qualche capra o asino.
                    All’altra grotta che si trova oltre l’eremo si accede da un sentierino molto angusto.
                    L’accesso alla grotta e ampio ma di modesta altezza. E’ ubicata a strapiombo, sul vuoto, con un salto di 250 metri a picco sul Fiastrone. All’interno e stata posta una Madonnina.
                    E’ chiamata Grotta dei Partigiani perché nell’ultimo conflitto vi hanno trovato rifugio gli uomini della resistenza delle frazioni vicine.


                    Aspetto interno
                    Entrando nella cavità, si accede ad un atrio di dimensioni nove metri per nove, alto dai quattro ai cinque metri, sul cui fondo si erge la cappellina ipogea. Un muro curvo, che delimita a sinistra l’ambiente e si ricongiunge alla chiesuola, simula una irregolare navata, con la cappellina in funzione di abside o di porziuncola.
                    L’edicola ha forme quadrate di quattro metri e mezzo di lato, con una altezza alla chiave di volta di tre metri e sessanta. Ha facciata cuspidata con un arco ogivale che poggia su mensole; la volta a crociera ha vele sostenute da costoloni di cotto, che si dipartono dagli spigoli e poggiano anch’essi su mensole.
                    L’austerità e la semplicità stilistica è massima; una nicchietta trilobata e la cornice modanata della cuspide è tutto quello che orna la facciata. La copertura è ormai inglobata tra i detriti e le concrezioni, in un unico ammasso; sul lato destro una porticina permette l’accesso ai vani ipogei posteriori. Tutto il complesso è costruito in pietra sponga, un travertino molto poroso, che si deposita abbondantemente nei pressi delle sorgenti calcaree, estratto sicuramente nella zona, facile da lavorare.
                    La pavimentazione è in mattoni, affiancata al lato sinistro della grotta, a livello del pavimento vi è una cisterna costruita per raccogliere le infiltrazioni d’acqua della parete rocciosa. Dietro alla cappellina si può accedere per un angusto passaggio al resto della cavità naturale costituita da un condotto che scende verso il fondo chiuso, dove spesso dimora una piccola colonia di pipistrelli.


                    Bibliografia
                    I Sentieri del Silenzio Guida agli eremi rupestri ed alle abbazie dell’Appennino Umbro-Marchigiano di Andrea Antinori Società Editrice Ricerche
                    “Grotte e Sentieri dell’alta valle del Fiastrone” a cura delle Amministrazioni comunali di Fiastra e Cessapalombo 1991 – Gian Claudio Giubileo.

                    Per approfondimenti maggiori: grottadeifrati.it

                      8 luglio 2021

                      La grotta dei frati, una volta che sei lì, devi vederla! La discesa ripida di 45’ e la seguente salita del ritorno, te la fanno apprezzare ancora di più!
                        Arrivare alle Grotte non è difficile, il sentiero presenta solo due deviazioni, una, la prima verso sinistra che scende al torrente, verso le gole; l’altra invece sale verso destra per raggiungere le Lame Rosse, ancora molto distanti.
                        Le Grotte sono chiamate “dei Frati” perché vi si stabilirono intorno all’anno mille una colonia di Benedettini prima e Francescani poi, che vi eressero il loro povero “convento” e si ritirarono qui a pregare lontano da tutti, costruirono la cappella con volta a crociera dedicata a “S. Maria Maddalena de Specu”. Il convento si sviluppava su due piani, sono ancora visibile le scale, ed arrivò ad ospitare fino a 16 frati. (restò attivo fino ai primi del 1600). Fu anche luogo di ritiro e difesa militare dei “fraticelli”.
                        Nel 1944 alcune grotte furono usate dai partigiani per nascondersi dai nazisti. Non mancava proprio nulla, infatti avevano l’orto, la vigna, il frutteto e una sorgente d’acqua purissima (che visiteremo poi), inoltre avevano costruito un lavatoio poco sotto la sorgente. La vasca d’acqua presente veniva usata per spegnere la calce.

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