8 agosto 2024
“Se qualcosa non va secondo i piani, non puoi affermare di aver vissuto una vera avventura!” Quante volte hai sentito pronunciare questa frase? Potrà sembrarti un’assurdità – immagina se ti capitasse di dover riparare un copertone sotto una pioggia torrenziale o di trovarti su un sentiero interrotto dopo due ore di cammino – ma a volte gli imprevisti possono finire per creare l’avventura stessa.
Lo sanno bene Abby Popplestone e Isabel Riffel per via degli sfortunati eventi con cui hanno dovuto fare i conti durante le loro rispettive avventure in Africa – dove si trovavano per la prima volta e per caso contemporaneamente. Sebbene le singole circostanze fossero molto diverse tra loro, entrambe hanno alla fine vissuto avventure che sono andate oltre le aspettative – il tutto proprio grazie a ciò che è andato storto.
È ottobre del 2023 quando Abby Popplestone coglie al volo l'opportunità di unirsi a un'amica per un viaggio in bici in Africa: si parte da Città del Capo in Sudafrica per poi proseguire in direzione nord-est attraverso Namibia, Botswana, Zambia, Malawi, Uganda, Kenya e Tanzania. Partono con il peso della paura degli altri sulle spalle, ma solo dopo un paio di giorni realizzano che si tratta di puri stereotipi: l'Africa è bella, si sentono benvenute e al sicuro.
Tutto va secondo i piani, addirittura oltre le aspettative finché le due amiche non raggiungono lo Zambia: Abby ha problemi con il visto, oltre a un paio di attrezzi da bici che nel frattempo le sono stati rubati. Si ritrova così costretta ad aspettare a Lusaka fino all'arrivo della documentazione necessaria per il visto. Il tempo a disposizione per il viaggio si riduce e in più a Lusaka non c'è molto da fare, così la compagna di avventura di Abby decide di proseguire nella speranza che si sarebbero ritrovate sul percorso dopo un paio di giorni. L’attesa si prolunga però fino a due settimane e così il piano di continuare insieme il viaggio diventa sempre meno realistico. Abby si ritrova da sola con i suoi pensieri e con la prospettiva di attraversare in bici una parte del continente africano decisamente remota e selvaggia – perdipiù in solitaria.
La sicurezza inizia a vacillare, l’ansia si fa strada. “E se succedesse qualcosa? E se non ce la facessi?”, si domanda in continuazione. Ma a questo punto del viaggio, le stesse persone che l'avevano avvertita dei rischi e dei pericoli che può correre una donna che attraversa l'Africa in bicicletta, improvvisamente la incoraggiano. Così, nonostante una fiducia vacillante, Abby parte da sola per il Malawi – scelta di cui non si pentirà. “Ho dovuto affrontare situazioni difficili, ma sul momento sono stata in grado di gestirle”. Abby ricorda di aver vissuto momenti critici, ad esempio di essere rimasta senza acqua a 20 chilometri dalla destinazione con un caldo disumano, di aver avuto guasti meccanici in aree remote e di aver affrontato crisi emotive: “Sfida dopo sfida, sono diventata sempre più forte e più coraggiosa. Ogni giorno ho dimostrato a me stessa che potevo farcela”.
Oggi Abby ricorda l'imprevisto viaggio in solitaria attraverso l'Africa orientale come una delle esperienze più belle della sua vita: “la seconda parte di questo viaggio si è rivelata essere quella più trasformativa. Se non ci si spinge oltre i propri limiti, non si impara ad avere consapevolezza di ciò di cui si è capaci. Questo viaggio mi ha impartito una lezione che mi sta aiutando ad affrontare la vita. Ora so che sono capace di tutto e che tutto è risolvibile!”.
Settantadue ore prima della partenza della Race Around Rwanda, Isabel Riffel, marketing manager di komoot, è a Kigali. Parla al telefono con il suo medico in Austria. La prognosi non è buona e con la gara in vista non può mentire né al medico né a se stessa: i suoi polmoni non sono in forma per affrontare i 1.000 chilometri in autosufficienza che l’aspettano. Ma il suo corpo non avverte alcuna delusione, bensì un senso di sollievo.
Nei mesi precedenti, Isabel si era allenata seriamente. Pianificava di gareggiare, di dare il massimo e di restare in testa al gruppo, limitando le ore di sonno e le pause ristoro. La pressione era alta ed aumentava man mano che i suoi obiettivi venivano resi noti. Fino a quella telefonata. All'improvviso la pressione era svanita. Invece di schierarsi con gli altri corridori sulla linea di partenza, Isabel si prende qualche giorno per riposarsi a Kigali.
Dopo quattro giorni, Isabel si sente meglio. Carica la bici su un autobus locale e si dirige verso il terzo checkpoint a metà del percorso ufficiale della gara. E così inizia un'avventura straordinaria che non avrebbe mai immaginato fino a poche settimane prima.
“Le persone che arrivano al terzo checkpoint il quarto giorno sono quelle che hanno già rinunciato alla gara a causa di problemi meccanici o infortuni, o quelle che decidono di non gareggiare a livello agonistico. C’era quindi un'atmosfera molto diversa da quella che avrei trovato se tutto fosse andato secondo i miei piani”, ricorda Isabel.
“Nessuno doveva seguire le regole che si applicano alle gare in autosufficienza, quindi abbiamo formato una sorta di gruppo. Ci si aiutava in caso di guasti e andavamo più piano. Era bello poter pedalare in compagnia e avere più tempo per fermarsi. È stata un'avventura davvero molto bella e probabilmente me la sarei goduta di meno se le cose fossero andate come previsto e avessi potuto gareggiare”.
Le esperienze di Abby e Isabel sono solo due esempi di avventure andate “storte” e allo stesso tempo per il meglio!